Mostre dal 2013 al 2021
27 novembre 2021 – 18 aprile 2022
Fondazione Molise Cultura
Campobasso
Una mostra prodotta e organizzata dalla Fondazione Molise Cultura, con il sostegno dalla Regione Molise, in collaborazione con MetaMorfosi Eventi con Fondazione Ferrara Arte e Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara e del Comitato di Studio per le Celebrazioni del novantesimo anno dalla morte di Giovanni Boldini.
A cura di Chiara Vorrasi
Catalogo Sagep Edizioni
Ritrattista di fama mondiale, pittore dal talento prodigioso, Giovanni Boldini incarnò con la sua opera l’essenza stessa della Belle Époque. Nel novantesimo anno dalla morte dell’artista, ferrarese di nascita e parigino d’adozione, la Fondazione Molise Cultura dedica una mostra all’artefice di uno stile inconfondibile, dinamico ed elegante, colto e sensuale, con cui si impose tra i più contesi interpreti della ritrattistica internazionale dell’alta società.
Da sabato 27 novembre al 18 aprile 2022 la sede della fondazione ospita Giovanni Boldini. Il genio della linea, la magia del colore, prodotta e realizzata dalla Fondazione Molise Cultura, con il sostegno dalla Regione Molise, in collaborazione con MetaMorfosi Eventi e con la Fondazione Ferrara Arte e le Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara. La mostra, a cura di Chiara Vorrasi, è patrocinata dal Comitato di Studio per le Celebrazioni del novantesimo anno dalla morte di Giovanni Boldini ed è completata da un catalogo edito da Sagep.
L’esposizione presenta una selezione di opere provenienti dal museo dedicato a Giovanni Boldini, guidando il visitatore attraverso le pagine di un diario intimo e professionale nella Parigi fin de siècle. Sono rappresentazioni di cantanti e musicisti al culmine delle loro interpretazioni, di piazze gremite di folla e boulevards percorsi da carrozze, a cui fa da controcanto l’atmosfera sospesa dell’atelier abitato dai protagonisti dell’universo privato del pittore, così come l’incanto effimero di un paesaggio inondato dal sole o battuto dal vento. Dipinti e disegni, pastelli e acquerelli, ma anche oggetti personali e strumenti di lavoro tratteggiano un ritratto a tuttotondo di una personalità sfaccettata e, a tratti, geniale, inscritta indissolubilmente nella stagione artistica da cui ha preso avvio la modernità.
La mostra si articola in sei sezioni tematiche. Ritratti e Autoritratti introduce alla personalità dell’artista, attraverso le immagini che ci ha lasciato egli stesso o che ha affidato ai suoi colleghi. Come nel caso del busto bronzeo dello scultore Vincenzo Gemito, che consegna un’effigie ispirata, fiera e sognatrice al contempo. Gli autoritratti mettono in evidenza il suo forte temperamento, la consapevolezza del proprio talento e l’orgoglio dello status sociale conquistato, mentre la sfera intima della personalità dell’artista traspare dai disegni dedicati al proprio atelier e all’abitazione, che compongono il ritratto del suo universo privato. Parigi e dintorni, la seconda sezione della mostra, indaga l’attrazione esercitata su Boldini e su tanti altri artisti dalla città che, nella seconda metà dell’Ottocento, era l’effervescente capitale dell’arte. Nei primi anni parigini egli si dedicò al genere, allora molto in voga, delle scene in costume, ma parallelamente coltivò anche la pittura en plein air per studiare alcuni dettagli dal vero e poi ricomporli in atelier. Iniziandosi poi a interessare al ritmo vorticoso della caleidoscopica metropoli moderna, per Boldini i grandi boulevards parigini percorsi da veloci carrozze e cavalli al galoppo divennero un universo nel quale sperimentare nuove forme espressive. Come ne Le Pont des Saints-Pères dove utilizza espedienti pittorici come i contorni sfocati o la resa fluida delle forme per restituire l’irrompere impetuoso di un cocchio che mette a repentaglio l’incolumità dei passanti. Nella sezione Lampi di vita nella notte parigina si racconta invece come, all’inizio degli anni Ottanta, Giovanni Boldini estese la propria indagine artistica anche all’universo scintillante della vita notturna parigina: teatri, caffè-concerto, caffè letterari, salotti musicali, balli e intrattenimenti all’aperto componevano lo spettacolo della Ville Lumière. Le opere nate da queste suggestioni devono molto al confronto con i circoli artistici d’avanguardia e all’influenza dell’amico Edgar Degas. Boldini iniziò a praticare nuove tecniche, come il pastello e l’incisione, e adottò bruschi tagli compositivi, prospettive multiple e inquadrature inconsuete, ricercando effetti di immediatezza e verità di visione come in Ultime luci al Bois de Boulogne, per rendere partecipe l’osservatore della serena atmosfera di uno dei luoghi di svago più frequentati di Parigi. La quarta sezione, L’universo dell’atelier, indaga il rapporto tra Boldini e il luogo simbolo della creazione artistica: alla metà degli anni Ottanta lo studio e gli ospiti che lo frequentavano divennero per Boldini un nuovo tema di rappresentazione in opere dal carattere privato, che l’artista realizzava per proprio piacere concedendosi grande libertà di sperimentazione, concentrando l’attenzione sulle pose e sull’ambientazione e cercando di cogliere i soggetti negli atteggiamenti più disinvolti come nell’acquerello su carta in mostra Amici in conversazione, del 1884. Il nudo e il paesaggio attraverso il temperamento dell’artista, quinta sezione dell’esposizione, presenta uno dei filoni più sperimentali della ricerca artistica di Boldini, evidenziando un processo di alleggerimento e dissoluzione delle forme che accentua il fluttuare dinamico delle immagini. Anche il nudo e il paesaggio divennero quindi campi d’indagine privilegiati attraverso i quali l’artista procedeva a decostruire la realtà, adottando, nei confronti del nudo, un approccio audace e disinibito, come nel rappresentare le donne, che amava raffigurare nella gestualità inconsueta nell’intimità dei loro boudoirs. Nella sesta e ultima sezione, L’eleganza del ritratto tra immediatezza e ufficialità, infine, la mostra approfondisce il tema del ritratto a cui Boldini legò indissolubilmente la sua fama e che riscrisse in senso moderno. A partire dagli anni Novanta dell’Ottocento lo studio parigino di Boldini fu una passerella di celebrità, tra principesse ed étoiles, musicisti e pittori, membri dell’aristocrazia e famiglie di magnati dell’industria e della finanza. L’artista li immortalava, con energiche sciabolate di colore, nei maestosi ritratti che esprimevano un perfetto equilibrio di modernità e conoscenza profonda della tradizione pittorica. A Parigi l’artista, infatti, grazie a nuovi stimoli, nel giro di due decenni elaborò uno stile di assoluto successo che lo impose come uno dei massimi interpreti della ritrattistica del bel mondo. Le sue effigi iconiche e innovative suggerivano con pochi tratti la dinamica del movimento, interpretando magistralmente il portamento fiero degli aristocratici, come nell’olio su tela Lord Castlereagh, e lo charme dinamico, sensuale e disinibito delle étoiles e delle eleganti signore, utilizzando una gamma di mezzi tecnici, dal disegno all’acquerello fino all’incisione.
Orari:
Da martedì a domenica 10.00-13:00 17:00-20:00 lunedì chiuso
Natale, Santo Stefano, Capodanno, Epifania e Pasqua: 17:00-20:00
Venerdì Santo: 10:00-13:00 | Lunedì di Pasqua 10:00-20:00
Biglietti:
intero: 10 euro
ridotto under 26: 7 euro
gruppi scuola compreso audioguida: 5 euro
audio guida: 2 euro
Ingresso con Green Pass
Info: +39 0874 437507
prenotazioni@fondazionecultura.eu
www.fondazionecultura.eu
Dal 31 ottobre 2020
Da martedì a domenica dalle 17.00 alle 20.00
Per info e prenotazioni: prenotazioni@fondazionecultura.eu
Sabato 31 ottobre 2020 ORE 17.00, aprirà i battenti la mostra fotografica 136 “Identità Molise”, promossa dalla Regione Molise e prodotta dalla Fondazione Molise Cultura. Gli scatti sono stati realizzati dal noto fotografo Franco Cappellari, specializzato in reportage di viaggio e fotografia aerea. Tra le sue collaborazioni più importanti figurano Nikon Italia, Touring Magazine, Bell’Italia, National Geographic Traveler, Geo Saison, Nikon Pro, The Times, Latitudes Magazine, oltre a numerosi Enti del Turismo italiani ed esteri. La mostra, prodotta interamente dalla Fondazione Molise Cultura, è a cura di Sandro Arco.
L’esposizione sarà visitabile dal 31 ottobre 2020, più precisamente dal martedì alla domenica dalle ore 17.00 alle ore 20.00 presso il Palazzo Gil in via Milano a Campobasso. L’intento del progetto è di raccontare il territorio molisano attraverso 136 scatti, uno per paese, e di trasmettere attraverso le immagini, le emozioni e lo stupore provate dall’autore, attraversando e fotografando una terra meravigliosa ma ancora poco conosciuta. Una visione d’insieme della regione unica e mai vista prima.
Il Molise non rientra nei percorsi turistici più battuti, e proprio per questo conserva ancora l’autenticità che spesso il viaggiatore cerca invano. Arroccato sugli Appennini, da un lato, e affacciato su mar Adriatico dall’altro, offre una tale ricchezza di suggestioni e suscita emozioni così intense che vale la pena di raccontarle. Noi abbiamo voluto farlo, attraverso i bellissimi scatti di Franco Cappellari, attraverso inquadrature e immagini salienti dei suoi 136 comuni.
136 IDENTITA’ MOLISE un viaggio che vi stupirà.
Orario Martedì – Domenica (17 – 20) ingresso limitato a turni di 25 visitatori
La mostra sarà preceduta da un convegno organizzato per sabato 19 settembre (ore 16,30) presso l’auditorium di palazzo Gil.
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Domenico Fratianni (1938 – 2019). Pittore, incisore, disegnatore. Conseguita l’abilitazione all’insegnamento del Disegno e della Storia dell’Arte, compie le prime esperienze di insegnante in Sardegna. A Nuoro, nell’ambito di una rassegna interamente dedicata al disegno, conosce Carlo Levi e Umberto Terracini, figure di altissima caratura culturale, che rappresenteranno uno snodo cruciale nella sua vicenda personale ed artistica. La volontà di ampliare la gamma dei mezzi espressivi lo portano a frequentare, presso l’Istituto del Libro di Urbino, i corsi internazionali di Tecniche dell’Incisione. Entra a far parte degli Incisori d’Italia di cui Marc Chagall era patron e Carlo Carrà presidente. Dal 1965, quale esponente dell’Associazione degli Incisori Veneti, partecipa ad importanti mostre nazionali ed internazionali; la sua operosità si afferma rapidamente con premi e concorsi. Conosce molti critici e artisti, soprattutto dell’area veneta, tra cui Trentin, Guadagnino, Zarotti e Pizzinato. Nello stesso periodo ha contatti con Enzo Di Martino e con il Centro Internazionale della Grafica di Venezia, dove pubblica una cartella di acqueforti-acquetinte dal titolo “Si è fatto giorno?”, in cui le ispirazioni e i ricordi di Carlo Levi, Rocco Scotellaro e Alfonso Gatto sono chiaramente visibili. Del 1982 è un viaggio in Provenza dove visita i posti cari a Picasso, Cézanne e Van Gogh. Da questa esperienza nasce la raccolta di acqueforti-acquetinte dal titolo “Viaggio in Provenza” che viene presentata prima in Francia presso l’Istituto di Cultura di Marsiglia dal Direttore Renzo Milani, poi in Italia presso la Libreria-galleria Remo Croce di Roma dai poeti Cimatti e Jovine e dal regista cinematografico e televisivo Fago. Del 1986 è un ciclo incisorio dedicato allo sport e alle metafore della vittoria e della sconfitta nella vicenda umana. Le tavole dei suoi atleti vengono viste e apprezzate, per l’intensità dell’espressione e la resa dinamica dei gesti, da Giulio Carlo Argan nel corso di una sua visita a Campobasso. Nel periodo dal 1988 al 1996 incide circa un centinaio di opere che compongono una trilogia ispirata alla “follia” di due grandi personaggi, Don Chisciotte e Robinson Crusoe, e a quella di un grande esponente della poesia italiana del secolo scorso, Dino Campana, ispirandosi alla sua opera maggiore “I Canti Orfici”. Importanti e continui sono stati i rapporti dialettici, ma intensamente empatici, con critici, saggisti, poeti, incisori, come Cimatti, Pierro, Luzi, Di Martino, Cambon, Croce, Fago, Trentin, De Grada, Dragone, Bettini, Apuleo, Civello, Milani, Compagnone, Jovine, Rimanelli, Micacchi. Domenico Fratianni è stato membro dell’Accademia del Fiorino e del Centro Diffusione Arte in Italia e all’estero. Ha insegnato presso l’Università degli Studi del Molise “Laboratorio di Tecniche di Creazione Artistica” nel Corso di laurea in Scienze della Formazione Primaria. Dall’anno 2000 sino alla scomparsa è stato Direttore Artistico della Biennale dell’Incisione Italiana Contemporanea di Campobasso. Ha realizzato molte mostre personali e partecipato a collettive, ottenendo numerosi riconoscimenti e presenze bibliografiche.
Fondazione Molise Cultura
Regione MoliseUniversità degli Studi del Molise
Dipartimento di Scienze Umanistiche, Sociali e della FormazioneARATRO Museo Laboratorio di Arte Contemporanea
Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale
Direzione Generale per gli Affari Politici e di Sicurezzaa cura di Lorenzo Canova e di Piernicola Maria Di Iorio
Palazzo GIL
Via Gorizia – Campobasso
Apertura venerdì 12 giugno 2020 ore 16:00
Ingresso gratuito
Il 12 giugno 2020, dopo la lunga chiusura dovuta all’emergenza Covid-19, gli spazi espositivi del Palazzo GIL-Fondazione Molise Cultura- di Campobasso riaprono con WOMAHR – Women_Art_Human Rights for Peace, una mostra internazionale di arte contemporanea dedicata all’Agenda Donne, Pace e Sicurezza delle Nazioni Unite, con particolare attenzione agli aspetti relativi ai diritti umani.
La mostra a PALAZZO GIL, curata da Lorenzo Canova e Piernicola Maria Di Iorio, direttore e curatore dell’ARATRO, Museo Laboratorio di Arte Contemporanea dell’Università del Molise, fa parte di un progetto finanziato dal Ministero degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale- Direzione Generale per gli Affari Politici e di Sicurezza nell’ambito del Terzo Piano Nazionale in attuazione dell’Agenda Donne Pace e Sicurezza, e nasce grazie alla fondamentale collaborazione con la Fondazione Molise Cultura, che ospita la prima delle tre tappe di un tour espositivo che toccherà poi Roma e il Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite a New York.
La mostra rappresenta così un nuovo e importante momento di cooperazione tra la Fondazione Molise Cultura, la Regione Molise e l’Università degli Studi del Molise, di cui l’ARATRO è parte attiva all’interno del Dipartimento di Scienze Umanistiche, Sociali e della Formazione.
L’apertura dell’esposizione WOMAHR il 12 giugno vuole lanciare anche un segnale di ripresa e rinascita dopo le difficoltà degli scorsi mesi, un forte messaggio simbolico per la città di Campobasso e per tutto il territorio regionale (e non solo), nei giorni che precedono la grande solennità del Corpus Domini che quest’anno, a causa della pandemia, non potrà purtroppo essere celebrata con la tradizionale festa dei Misteri di grande partecipazione collettiva.
Il progetto nasce per mettere in risalto l’impegno dell’Italia nella protezione e nella promozione dei diritti umani delle donne, visti come fondamento della pace e della sicurezza internazionali, di uno sviluppo sostenibile e della creazione di una società stabile e inclusiva.
I linguaggi dell’arte contemporanea possono rappresentare infatti un importante strumento di approfondimento e di comunicazione delle questioni che interessano l’Agenda Donne, Pace e Sicurezza.
La mostra è composta quindi da presenze italiane e internazionali, con una particolare attenzione alla provenienza da aree geografiche in cui la questione dei diritti umani, specialmente delle donne, è particolarmente sensibile.
L’arte contemporanea può divenire così uno strumento capace di condividere una visione di dialogo a livello globale e uno strumento di educazione ai diritti umani capace di andare oltre i confini nazionali e linguistici per mettere in relazione e in dialogo popoli e culture differenti.
Le opere esposte sono pertanto dedicate in modo specifico ai diritti delle donne, per una società più inclusiva, per una lotta contro la violenza sulle donne, per una partecipazione delle donne ai processi di pace in linea con l’Agenda Donne, Pace, Sicurezza; alla lotta contro tutte le forme di discriminazione, contro l’intolleranza, il razzismo, la xenofobia e contro le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere.
La mostra comprende dunque:
Giovanni Albanese, Alì Assaf, Lucilla Catania, Marco Colazzo, Kim Dingle, Thalassini Douma, Stefania Fabrizi, David Fagioli, Giosetta Fioroni, Paola Gandolfi, Debora Hirsch, Grazia La Padula, Giancarlo Limoni, Vincenzo Merola, Adriano Nardi, Massimo Orsi, Giorgio Ortona, Salvatore Pulvirenti, Roxy in the Box, Virginia Ryan, Sandro Sanna, Beatrice Scaccia, Sana Tamzini, Marco Verrelli
Artiste e artisti che utilizzano tutti i diversi strumenti espressivi della contemporaneità, dalla fotografia alla pittura, dal disegno all’installazione e alla scultura, fino al video e alle opere digitali.
In questa tessitura stratificata si intrecciano così presenze che provengono dagli Stati Uniti all’Australia, dal Brasile all’Iraq, fino alla Tunisia e, ovviamente, all’Italia, in una costruzione multipla in cui si collegano esperienze concettuali, pittura astratta e iconica, assemblaggi e reportage fotografici, interpretazioni contemporanee della storia dell’arte e visioni fantastiche, evocazioni liriche e riscoperte di personaggi storici.
Mostra WOMAHR. Women_Art_Human Rights for Peace
Dal 12 giugno al 24 luglio 2020
Palazzo GIL- Fondazione Molise Cultura
Ingresso Via Gorizia
Orario da lunedì al venerdì ore 16:00-19:00;
ingresso gratuito.
Aperture speciali in occasione del Corpus Domini
Sabato 13 e domenica 14 giugno ore 16:00-19:00
Prescrizioni sanitarie per la prevenzione del Covid-19
All’ingresso verrà rilevata la temperatura corporea e, qualora superasse il valore di 37,5 gradi, non sarà possibile accedere alla mostra. L’ingresso sarà scaglionato in modo da evitare assembramenti, sarà obbligatorio l’uso della mascherina e il rispetto della distanza minima di un metro tra i visitatori.
E’ consigliata la prenotazione:
prenotazioni@fondazionecultura.eu
Contatti:
info@fondazionecultura.eu;
redazione@quartadimensione.eu ;
Tel. 0874.437386
30 novembre – 31 dicembre 2019
Palazzo GIL
Martedì-sabato ore10-13 e 17-20
Domenica ore 17-20
Per trenta giorni, negli spazi espositivi della GIL, resteranno le foto di Pino Bertelli e per sempre nei nostri occhi quei volti in bianco e nero colti in una fissità granitica o divertita.
Il pubblico di Poietika, gli ospiti di Poietika costruiscono una galleria di volti che, nella loro intensità, riportano all’intensità di quei giorni, all’impegno ostinato di chi lavorava dietro le quinte, alla riflessività di chi ascoltava, alla forza di chi comunicava.
Sullo sfondo la bellezza di un teatro vivo, colmo, palpitante, lo scenario costante di Poieitka, ma anche gli scorci delle strade, delle chiese cittadine, che costituiscono il contesto complessivo del festival, la sua forza contagiosa.
Qualcuno si ritroverà tra quei visi, qualcun altro in scatti non esposti, ognuno incontrerà pezzi del racconto realizzato con sensibilità d’animo da Pino, gentile combattente, che ci ha accompagnato discretamente in ogni incontro, tra il pubblico e dietro le quinte, spinto da quella curiosità, che si è fatta presenza irrinunciabile e, per così dire, strutturale.
Poieitika si presenta attraverso la sua umanità, l’umanità che affascina Pino Bertelli e alla quale si avvicina in maniera “disordinata” ed insolente, come piace al suo animo anarchico, cogliendone le potenzialità di vita e di novità.
Grazie a lui Poieitka aggiunge una pagina nuova, uno sguardo diverso, si apre a scenari finora inesplorati, impara linguaggi appena saggiati in passato, arricchisce sé stessa.
Ma la mostra è anche la nostra testimonianza ed il nostro tributo a tutti gli uomini, a tutte le donne che hanno viaggiato con noi, credendo nella forza della condivisione e del confronto, che soli consentono di crescere in sensibilità e conoscenza, che soli ampliano gli orizzonti del nostro stare a questo mondo.
Antonella Presutti
26 gennaio 2019 – 28 aprile 2019
Palazzo GIL – Ingresso Via Gorizia
Dal 20 al 28 aprile 2019 apertura tutti i giorni (compresi Pasqua e Lunedì dell’angelo) dalle ore 11.00 alle ore 20.00
Una straordinaria mostra, cento immagini di grande impatto emotivo che hanno girato il mondo e che il mondo riconosce; il talento e la profondità in ogni particolare, la poesia e la guerra insieme, gli sguardi di disperazione, le lacrime, i sorrisi dei bambini. È la mostra “Icons” di SteveMcCurry, in esposizione a Campobasso, palazzo Gil, dal 26 gennaio al 28 aprile 2019.
Una mostra particolarmente attesa dopo la partecipazione di Steve McCurry alla kermesse “Art festival Poietika”, nello scorso mese di settembre.
Entrare nell’esposizione significa attraversare le frontiere e conoscere da vicino un mondo complesso, in profonda trasformazione. La mostra inizia, infatti, con una straordinaria serie di ritratti e si sviluppa tra immagini di guerra e di poesia, di sofferenza e di gioia, di stupore e di ironia.
Concepita da Steve McCurry e dalla curatrice Biba Giachetti come un concentrato di tutto il suo percorso di fotografo e umanista, nata per volontà di un principe contemporaneo, Alberto di Monaco, la rassegna è stata ospite di manieri e fortezze in Italia ed all’estero, fino a conquistare il Molise e rendere il capoluogo di una delle regioni più piccole d’Italia il centro del mondo.
“Icons” si presenta volutamente come un percorso fluido, non scandito da sequenze obbligate, in grado di lasciare il visitatore libero di muoversi tra immagini che raccontano luoghi e tempi diversi.
La selezione, che sarà allestita a Campobasso, racchiude in cento scatti il grande viaggio nell’umanità che McCurry ha intrapreso quasi 40 anni fa e include tutte le immagini da lui più amate, di cui vengono svelate storie e particolari in un catalogo a corredo esclusivo della mostra.
Tra i volti esposti anche l’icona assoluta, SharbatGula, la bambina afgana. È la più nota delle fotografie, generazioni di persone continuano ad esserne stregati, lo stesso National Geographic ha girato un film sulla storia di McCurry e della ragazza, come supremo tributo ad un’immagine di una profondità calamitica. “Ho capito subito – spiega McCurry – che era un ritratto importante per la profondità del suo sguardo, che raccontava tutta la tristezza della condizione del popolo afgano costretto a vivere nelle tende di questi campi profughi. Non ho impiegato più di una manciata di secondi a fotografarla: lei guardava il mio obiettivo in modo curioso, era la prima volta che era fotografata, la prima volta che vedeva una macchina fotografica. E dopo uno o due minuti è scappata via. Sparita! Ed è così che ho scattato probabilmente la più importante fotografia della mia vita”.
“Icons” è una vera e propria retrospettiva che raccoglie l’insieme e forse il meglio della sua vasta produzione, per proporre ai visitatori un viaggio simbolico nel complesso universo di esperienze e di emozioni che caratterizza le sue immagini. Con le foto Steve McCurry ci pone a contatto con le etnie più lontane e con le condizioni sociali più disparate, mettendo in evidenza una dimensione umana fatta di sentimenti universali e di sguardi di dolore, curiosità, fierezza, dignità.
INFO BIGLIETTERIA
intero 12 €
ridotto 10 €
(over 65, ragazzi dai 13 ai 18 anni)
ridotto bambini 5€ dai 7 ai 12 anni
ridotto scuole 5€
ridotto universitari 5€
9 novembre 2018 – 6 gennaio 2019
Palazzo GIL – Via Gorizia
Martedì – Giovedì dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 17.00 alle 20.00
Venerdì e Sabato dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 17.00 alle 21.00
Domenica e festivi orario solo pomeridiano dalle 17.00 alle 21.00
Lunedì Chiuso
La scelta di realizzare una mostra dedicata ad Amedeo Trivisonno (Campobasso, 1904 – Firenze, 1995), nasce dalla volontà di riportare all’attenzione del pubblico la figura e le opere di un artista noto e amato dai suoi corregionali, a vent’anni circa dall’ultima mostra a lui dedicata a Campobasso e dopo la scelta da parte della Regione Molise di acquisire nel 2008 la collezione costituita da oltre 1000 opere tra disegni, cartoni e opere da cavalletto, provenienti dallo studio del Maestro e di proprietà della famiglia. In seguito, la Regione ha finanziato il restauro di una parte delle opere: uno sforzo economico che dimostra la forte volontà dell’ente regionale di evitare la dispersione di un patrimonio che rappresenta una parte fondamentale della storia dell’arte regionale e nazionale. Questa volontà continua ad esprimersi oggi nella scelta di valorizzare e raccontare questo patrimonio, portandolo all’attenzione del pubblico molisano e non solo, perché possa conoscere e apprezzare l’opera di un artista di grande spessore del Novecento italiano. È giunto quindi il momento di rinnovare il ricordo e la forza della sua arte nella terra d’origine, esponendo proprio le opere acquistate dalla Regione, in un luogo come lo Spazio Espositivo della Ex Gil, consono a dare lustro e parola alla collezione.
LA MOSTRA
La mostra “Amedeo Trivisonno. Il Segno e il Colore” punta l’attenzione su quello che è unanimemente considerato il tratto caratteristico del suo percorso artistico: l’essere un freschista di mestiere, attivo per committenze in buona parte ecclesiastica, pienamente consapevole del suo operare controcorrente in un secolo che ha visto i grandi artisti smontare e sradicare il linguaggio tecnico e formale tradizionale alla ricerca di nuove frontiere dell’espressione dell’arte. Lui invece parte dalla forma e dalla tecnica dell’arte classica per ricoprire le pareti e i soffitti delle chiese di grandi figure e storie tratte dalle Sacre Scritture e dalle Vite dei Santi.
Attraverso l’esposizione dei bellissimi disegni, bozzetti e soprattutto cartoni preparatori appartenenti alla collezione regionale, si intende ricostruire il suo fare arte attraverso il linguaggio formale, la tecnica e la materia.
Il tentativo è quello di ricomporre il percorso, dal bozzetto al cartone preparatorio, che anticipa e porta all’opera finale riprodotta sulle mura delle più importanti chiese della regione. Un percorso ricostruito esponendo i disegni originali, ma utilizzando anche le più recenti tecnologie per scoprire e conoscere i dubbi, le variazioni, i ripensamenti che segnano la lunga strada che va dall’idea all’opera finale.
La forza del Disegno. La qualità del Colore. Questi sono gli elementi guida della mostra. Due elementi che da sempre dialogano e si intrecciano nella storia dell’arte.
Il Disegno, inteso come atto artistico che dà visibilità e materia all’Idea, ponendo la realtà oltre il tempo, in quell’eternità che per Trivisonno è il tempo di Dio, dell’Essere Eterno.
Il Colore, la cui forza espressiva è fondamentale per rendere potente e forte il racconto Sacro, il cui splendore Trivisonno non smetterà mai di cercare e sperimentare.
Nel percorso espositivo si avrà modo di osservare tante forme di disegno e opere grafiche: schizzi, studi, bozzetti acquerellati, cartoni preparatori: ognuno ha un ruolo nel lungo processo creativo che porta all’opera finale. Spesso l’essere queste opere frutto di un lavoro intimo, realizzato nel chiuso dello studio dell’artista, su fogli non rifilati o magari riciclati dà loro un’impressione di non finito, di incompleto, relegando questi elementi al ruolo di comparsa rispetto all’opera finale esposta al pubblico, considerata la vera protagonista. In realtà essi non solo hanno un valore individuale formale e artistico, ma sono parti fondamentali, tasselli unici e preziosi di quel processo creativo che per Trivisonno rappresenta nel suo complesso la vera opera d’arte. Di qui la scelta di esporre i cicli di opere molisane dei quali si conservano, nel Fondo regionale, il maggior numero e varietà di elementi grafici, in modo da offrire al visitatore uno sguardo d’insieme del processo artistico, compreso la possibilità di visionare l’opera finale, contestualizzata nel contenitore per la quale era stata pensata, grazie all’utilizzo di strumentazioni e prodotti multimediali. L’esposizione è poi accompagnata da un apparato didattico che accompagna il visitatore alla scoperta e conoscenza delle tecniche artistiche e materiali utilizzate dal Maestro, dalla creazione delle emulsioni per i colori alle varie e complesse fasi che portano alla realizzazione dell’affresco finale.
APERTURE STRAORDINARIE
Sabato 8 dicembre: 10.00 – 13.00 / 17.00 – 21.00
Mercoledì 26 dicembre: 10.00 – 13.00 / 17.00 – 21.00
Domenica 6 gennaio 2019: 10.00 – 13.00 / 17.00 – 21.00
INFO BIGLIETTI
Ingresso € 8
Ridotto € 6 – under 25 e gruppi (min. 9 max 15 prenotazione obbligatoria)
Ridotto scuole € 4 (prenotazione obbligatoria)
Omaggio • bambini al di sotto dei 6 anni
VISITE GUIDATE
(prenotazione obbligatoria: musemolise@gmail.com – 389 1018993)
Scuole € 2 ad alunno • Laboratori € 4 ad alunno
Gruppi € 4 cad. (min. 9 max. 15)
Visite guidate per singoli e per famiglie su prenotazione
Visita ad orario 18:30 tutti i giorni
DAL 20 dicembre 2016 al 17 aprile 2017
Dal 20 dicembre 2016 al 17 aprile 2017 lo spazio espositivo del Palazzo Gil (Via Gorizia, Campobasso) ospiterà un’eccezionale mostra di ceramiche e grafiche di Picasso, con circa 200 opere in mostra.
La mostra in arrivo a Campobasso celebrerà il più grande artista del ‘900 attraverso una incredibile quantità di opere provenienti da collezioni private: grafiche, incisioni e ceramiche del fondatore del cubismo, in un’esposizione che forse si può considerare la più prestigiosa che il Molise abbia mai ospitato. Il 20 dicembre aprirà al pubblico e proseguirà fino al 17 aprile 2017 negli spazi espositivi di Palazzo Gil, che da anni sta promuovendo una programmazione culturale ed espositiva che sta guadagnando un posto di tutto rispetto nel panorama nazionale.
L’attività di Picasso come ceramista, disegnatore e come incisore è una delle più importanti della sua carriera, forse perché rappresenta la colonna vertebrale di tutte le altre sfaccettature e di tutte le sue tappe o perché rappresenta come nessun’altra il talento inquieto, tenace e appassionato che lo caratterizzò fino alla sua morte. La sua mano, quasi come estensione della sua mente, era incapace di stare tranquilla. Per lui i disegni rappresentavano in molti casi meditazioni di per sé, ma anche passi preliminari di dipinti o incisioni. Sulle pagine di un libro, sul giornale, sui tovaglioli o riempiendo le pagine di quaderni, i numerosi disegni nacquero da matite colorate, dagli abissi dell’inchiostro, dei pennelli e della penna. Qualsiasi supporto o strumento poi, persino piatti e vasi, era all’altezza delle sue aspettative al momento di realizzare le sue opere.
L’esposizione, curata da Stefano Cecchetto con Piernicola Maria Di Iorio, è prodotta dalla Fondazione Molise Cultura con il Patrocinio della Regione Molise e il sostegno di BPER Banca. L’organizzazione è di Arthemisia Group. Sky Arte HD è il media partner d’eccezione della mostra. Il catalogo edito da Pacini Editore.
Presentazione giovedì 18 dicembre 2014, ore 11,30
Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, Piazza di Spagna 31, Roma
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Conferenza stampa venerdì 19 dicembre 2014, ore 18.45
Inaugurazione venerdì 19 dicembre 2014, ore 19.00
Apertura al pubblico 20 dicembre
Fondazione Molise Cultura, Palazzo Ex GIL, via Gorizia, Campobasso
La Fondazione Molise Cultura, diretta da Sandro Arco, dopo il successo dell’antologica dedicata lo scorso anno a Gino Marotta, presenta una grande mostra di Giorgio de Chirico, uno dei protagonisti internazionali e sicuramente l’autore più fecondo e poliedrico dell’arte del Novecento. L’esposizione è organizzata in collaborazione con la Fondazione Giorgio e Isa de Chirico di Roma ed è curata da Lorenzo Canova, professore di storia dell’arte contemporanea dell’Università del Molise e componente del board della Fondazione de Chirico.
La mostra presenta settanta opere tra dipinti, disegni e grafiche, provenienti dalla collezione della Fondazione Giorgio e Isa de Chirico ed è una delle mostre più complete mai realizzate in Italia sulla Neometafisica dell’artista, l’importante fase finale dell’opera di de Chirico che, a partire dalla prima fondamentale mostra di San Marino del 1995, ha ottenuto grandi riconoscimenti planetari, come, ad esempio, le importanti mostre recentemente organizzate da grandi musei di Parigi, San Paolo del Brasile, Francoforte, Atene, Tokio e New York.
Questa mostra vuole essere dunque un importante momento di riflessione sugli ultimi dieci anni di lavoro di de Chirico e sulla sua Neometafisica, un momento in cui il grande pittore ha riscoperto una felicissima vena creativa rielaborando e trasformando tutto l’immenso bagaglio iconografico del suo folgorante primo periodo metafisico e degli anni successivi creando però non delle semplici repliche, ma opere di una nuova felicità immaginativa, dove l’artista riscopre la gioia di una pittura libera da ogni condizionamento, in un’altissima stagione creativa finale di splendida qualità in cui il suo mondo viene smontato e rimontato in una visione di intensa lucentezza interiore che si riflette sulla superficie pittorica.
Le opere neometafisiche sono infatti frutto di una visione ludica, ironica e lucidissima, in cui il pittore gioca con il proprio mondo di immagini e scoperte, scoprendo però nuovi confini all’insegna della densità filosofica e culturale che ha sempre segnato il suo percorso, passando da Nietzsche alla tragedia greca, da Eraclito alla mitologia con una splendida leggerezza compositiva che, nella sua dissimulata complessità, nasconde tuttavia un mondo ancora ricco di segreti da scoprire.
Così, come ha scritto Maurizio Calvesi, massimo studioso vivente dell’artista, nel suo basilare saggio sulla Neometafisica di de Chirico, finalmente ripubblicato nel catalogo di questa mostra:
“I suoi personaggi, i suoi manichini, i suoi oggetti, le sue architetture sono in realtà divenuti giocattoli e il senso del gioco – che pure era già segretamente latente in qualche angolo della prima Metafisica – trionfa ora come una chiave creativa del tutto nuova, vitalizzata da un’assoluta coscienza di libertà e di dominio sul proprio mondo poetico e persino psichico; da cui non è più sopraffatto, ma di cui diviene il disincantato regista; o se si vuole il burattinaio di una recita di sorprese; il prestidigitatore di segreti ben conosciuti.”
Così, seguendo la sua idea di prospettiva ribaltata e di tempo circolare nel segno dell’Eterno Ritorno di Nietzsche, de Chirico riscopre i suoi manichini, i suoi archeologi, le sue piazze e i suoi assemblaggi incongrui in un nuovo vortice di idee in cui la pittura, nella sua voluta e intellettuale “bassa definizione” in cui il pensiero anticipa la dimensione “concettuale” della pittura delle più giovani generazioni che hanno trovato in de Chirico un fondamentale punto di riferimento.
De Chirico ha notoriamente legato buona parte della sua opera a un immaginario molto vicino al paesaggio e al contesto storico molisano, tra antichità e modernità, dall’archeologia, ad esempio, dei siti di Pietrabbondante, Venafro, Larino e di Altilia, che dialogano con gli archeologi, i gladiatori e le rovine dipinte dal maestro, fino alla modernità della EX GIL, capolavoro di quel razionalismo architettonico italiano che proprio in de Chirico trovò una fondamentale fonte di ispirazione, in quella “Metafisica costruita” che si diffuse nelle architetture dell’epoca e che riecheggia anche negli spazi solenni dell’edificio di Campobasso progettato da Domenico Filippone, nella cui palestra avrebbero potuto combattere e allenarsi ancora gli atleti e i gladiatori dell’artista.
Questa mostra rappresenta dunque un’occasione per approfondire e apprezzare e conoscere meglio l’opera di un Giorgio de Chirico capace di essere grandissimo fino all’estremo limite della sua vita.
In occasione della mostra verrà stampato un catalogo edito da Regia Edizioni di Campobasso con saggi di Maurizio Calvesi, Lorenzo Canova, Flavia Monceri, Elena Pontiggia, Katherine Robinson, insieme a una collezione di testi scelti dell’artista, scritti dai primi anni parigini a quelli finali a Roma, dove, negli ultimi trent’anni di vita, visse e lavorò, in quello studio-appartamento di Piazza di Spagna, oggi diventato Casa-museo.
La mostra sarà arricchita da un convegno internazionale sull’opera del massimo artista del ventesimo secolo, laboratori didattici per bambini e ragazzi e da visite guidate che accompagneranno il pubblico alla scoperta del grande artista e delle sue opere.
Alla presentazione prevista giovedì 18 dicembre alle ore 11,30 presso la sede della Fondazione Giorgio e Isa de Chirico a Roma saranno presenti:
Paolo di Laura Frattura, Presidente Regione Molise
Paolo Picozza, Presidente della Fondazione de Chirico
Antonella Presutti, Presidente Fondazione Molise Cultura
Lorenzo Canova, curatore della mostra
Sandro Arco, Direttore Fondazione Molise Cultura
GIORGIO DE CHIRICO
GIOCO E GIOIA DELLA NEOMETAFISICA
a cura di Lorenzo Canova
Fondazione Molise Cultura,
Palazzo Ex GIL, via Gorizia, Campobasso
20 dicembre 2014 – 6 aprile 2015
Orario: dal martedì alla domenica ore 10-13 / 17-20
Lunedì chiuso
Info: dechiricocampobasso@gmail.com
FLAVIO BRUNETTI
NON APRIRE CHE ALL’OSCURO la vita, i sogni, la morte nel mistero della fotografia
Palazzo Gil – Via Gorizia Campobasso
13 gennaio – 28 febbraio 2016
Orari: dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 17:00 alle 20:00 – Chiuso il lunedì
Fino al 28 febbraio 2016 novanta immagini salvate dall’oblio, selezionate tra millecinquecento lastre fotografiche, restaurate e raccontate da Flavio Brunetti, prendono vita e riassumono la storia della comunità di Casacalenda (CB) tra il XIX e il XX secolo. Una mostra che non sarà statica ma arderà di percorsi multisensoriali.
“Prima di essere un titolo, “Non aprire che all’oscuro” è la raccomandazione incisa sul coperchio delle scatole delle antiche lastre fotografiche al bromuro d’argento. La storia ha inizio quando l’autore, in modo del tutto casuale, si imbatte in due casse, grandi come quelle utilizzate per trasportare le bottiglie di birra., ricolme di scatole di lastre fotografiche e gettate tra le cianfrusaglie di due trovarobe.
Fu amore a prima vista e immediata contrattazione dettata dall’istinto più che dalla ragione. L’ansia di scoprire l’esatta provenienza, il tempo, chi fosse stato il fotografo, culminano nelle fattezze e nell’umanità della società di una paese molisano (ma un paese varrebbe l’altro) nell’arco di tempo compreso tra la fine dell’800 e il 1933. Tutte le lastre, e questa è la fortuna, furono scattate dallo stesso fotografo, Mastrosanti, e da lui tutto il paese si recava ad immortalare la nascita, la crescita, la morte, la partenza per il fronte, il matrimonio, la ricerca del marito, la famiglia, etc. Su quei vetri diventa materia la nostra comunità di un secolo fa che rivive e ancora respira e ancora sogna.
Quelle mille e cinquecento lastre documentano un Molise ancestrale quasi primitivo e ciascuna rappresenta una condizione esistenziale che nell’insieme si fa documentazione, storia collettiva e ‘stoffa del sogno’ delle generazioni dei nostri avi. E in quel mondo, che solo apparentemente sia passato e più non esista, la fotografia assume un potere divino, magico, sacrale, quello di ridare la vita, in una sorta di metempsicosi, alla bellezza e alla grazia.”
DAL MARTEDI’ ALLA DOMENICA
mattina dalle ore 10:00 alle ore 13:00; pomeriggio dalle ore 17:00 alle ore 20:00
LUNEDI’ CHIUSO.
La grande mostra di Gino Marotta (Campobasso 1935- Roma 2012) è stata inaugurata sabato 16 novembre alle ore 18:00 nelle splendide sale espositive della Fondazione Molise Cultura, nel restaurato palazzo della Ex GIL di Campobasso progettato dall’architetto Domenico Filippone.
La mostra (curata da Lorenzo Canova, docente di storia dell’arte contemporanea dell’Università del Molise e Sovrintendente della Fondazione Molise Cultura) nasce come un grande omaggio a Gino Marotta nella sua regione e nella sua città di nascita, a un anno esatto di distanza dalla sua scomparsa, e sviluppa un progetto, al quale ha lavorato fino ai suoi ultimi giorni, pensato proprio per gli spazi del palazzo della Ex GIL a cui l’artista era particolarmente legato.
Raccolte intorno a otto grandi installazioni, saranno dunque esposte sessanta grandi opere pittoriche e scultoree di Marotta che coprono più di cinquanta anni di lavoro, dal Bandone del 1958 fino al Cronotopo virtuale del 2011, in un percorso che non rappresenta solo un dovuto tributo a un grande protagonista della cultura italiana e internazionale, ma una dimostrazione tangibile della vitalità creativa e della grande forza costruttiva di un uomo che ha sempre saputo rinnovarsi e mettersi in gioco, cercando sempre nuove soluzioni tecniche, formali e concettuali.
Sarà possibile dunque ammirare una splendida selezione dei metacrilati di Marotta: palme, siepi e querce che sorgono dal pavimento, foreste di menta che inquadrano lo spazio in un modulo cubico, rinoceronti, giraffe e tigri che in un cono temporale riportano fino al paleolitico, cicloni e alberi elettrici che seguono il tracciato del laser in pulsanti vibrazioni di led luminosi.
Il risultato di questa mostra rispecchia dunque pienamente l’idea di apertura e sconfinamento che ha sempre segnato il lavoro di Marotta, seguendo la visione di sviluppo del futurismo elaborata nel fecondo clima della Roma degli anni sessanta di cui l’artista è stato uno degli assoluti protagonisti, elaborando tra i primissimi i codici fondanti dell’environment, di quell’opera-ambiente i cui spazi immersivi devono assorbire e coinvolgere totalmente lo spettatore in modo multisensoriale, come accade nella sua Foresta di Menta del 1968. Questo capolavoro apre non a caso la mostra di Campobasso per fare entrare gli spettatori nel mondo magico dell’artista, assorbendoli nel suo avvolgente abbraccio fatto di liane artificiali, di profumi e sapori, fondendo l’elemento visivo, tattile, olfattivo e gustativo.
L’esposizione, nei suoi spazi aperti dove le opere conversano liberamente tra loro, dimostra ancora una volta come Marotta sia stato uno dei veri artisti totali del secondo novecento, prosecutore della visione dell’artista polimorfico rinascimentale e barocco, capace di fondere pittura, scultura e architettura, di raggiungere il design e di contribuire all’apertura verso l’opera ambientale e la dimensione dello spettacolo, in una declinazione anche elettronica, con l’uso del neon prima e poi con i led delle sue ultime opere che pulsano nel buio come costellazioni artificiali nate dal suo pensiero costruttivo.
Si potranno ammirare anche i grandi quadri degli ultimi anni in cui Marotta gioca con il suo mondo iconografico componendo opere di misteriosa sospensione dove tutto viene preso da un vento enigmatico di leggerezza che fa volare le cose nel turbine leggero e fremente di una stesura lieve e raffinatissima formata su una visione composita e impalpabile, allo stesso antica nel suo rigore e futuribile nella sua visionarietà iconica.
Nella fusione di tutti questi elementi di questa opera unica e aperta, i diversi capitoli tracciati da Marotta si stagliano con energia nelle prospettive tese e rilucenti delle sale rinnovate della Ex GIL, dialogano con lo spazio e formano nuove relazioni tra le loro modulazioni e il loro impianto costruttivo, i colori acidi e squillanti si armonizzano con le oscure trasparenze dell’Oasi d’ombra che si distende verso la Foresta di Menta e il Corteo di dromedari, i Fenicotteri artificiali sembrano essere volati via dall’Oasi coloratissima e rispecchiata nelle vetrate dell’Hortus conclusus con il suo serpente blu e la sua giraffa rosa che mangia un fiore, lirica anticipazione della Ninfea blu che sboccia nel buio con le sue onde azzurre riflesse nelle sculture di luce, vibrazioni ininterrotte del genio elettrico di Gino Marotta che continua ancora a regalare nuove visioni e nuove splendenti rivelazioni.
Per l’occasione sarà stampato un catalogo pubblicato da Maretti Editore dove saranno pubblicate le immagini delle opere di Marotta già installate negli spazi della Ex GIL.
Conferenza stampa sabato 16 novembre 2013 ore 11
Inaugurazione ore 18.00
16 Novembre 2013 – 28 febbraio 2014
Orari: Lun – Ven. 10,00/ 13,00 – Lun. e Merc. 15,30/ 18,00
Info e Prenotazioni Tel. 0874/314383 Fax 0874/437388 Cell. 3891018993
Email: marottamolise@gmail.com info@fondazionecultura.eu
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