Giardini di Mirò – Altilia
I Giardini di Mirò hanno contribuito allo sviluppo della scena “indie-rock” italiana a cavallo tra anni Novanta e nuovo millennio. Dal post-rock degli esordi, la loro musica si è progressivamente evoluta, assorbendo influenze, soprattutto anglosassoni, ma senza rinunciare a una sua peculiarità tutta italiana. Oggi, per i cinque di Cavriago, è il momento della maturità. Le parti di chitarra, lineari e melodiche, partono quasi sempre da arpeggi avvolgenti e si evolvono in una serie di esplosioni a catena, dove emergono brandelli ben metabolizzati di Sonic Youth e suggestioni psichedeliche. Una formula che ha subito negli anni progressive contaminazioni ed evoluzioni. Per i Giardini di Mirò ora è la volta di un ritorno in grande stile con l’album Different Times: dopo quasi 15 anni tornano con un primo album di inediti dai tempi di Good Luck (2012) e calcano alcuni dei palchi più prestigiosi d’Italia per una serie di concerti indimenticabili. Con il nuovo disco i GDM sono tornati a collaborare con Giacomo Fiorenza, il produttore con il quale avevano realizzato i loro primi due album (Rise and fall of academic drifting e Punk… not diet), due dischi fondamentali per la storia e l’evoluzione della scena indie italiana che guardava all’Europa come una possibilità concreta. Nuova, ma non troppo, è invece la label che ha pubblicato il loro ultimo disco, la 42 Records (che si era già occupata della ristampa di Rise and fall), una delle etichette più importanti del panorama nazionale (I Cani, Cosmo, Colapesce, Andrea Laszlo De Simone, Any Other, tra i tanti). Un equilibrio tra classicità e novità che attraversa tutto il nuovo lavoro e che ben traspare dalla title track: un viaggio strumentale di circa nove minuti dove il classico sound dei GDM viene screziato di suggestioni inedite e dallo spiccato sapore cinematografico.
I Racconti delle Nebbie – Altilia
(Benvegnù, Ciuferri, Cappelletti, Avallone)
I Racconti delle Nebbie è un progetto di Paolo Benvegnù e Nicholas Ciuferri che comprende un libro di 44 pagine e un cd. L’opera è suddivisa in nove capitoli, ognuno formato da un racconto di Nicholas Ciuferri corrispondente ad una traccia musicale composta da Paolo Benvegnù. Il tutto è introdotto e arricchito da un’illustrazione di Alessio Avallone. I racconti sono apparentemente slegati tra loro per la loro ambientazione sempre differente e per le tematiche trattate. L’introspezione e lo sfasamento tra le prospettive costituiscono un punto di forza delle storie, così come la narrazione, spesso in prima persona, che trasporta direttamente il lettore-ascoltatore all’interno degli episodi e dei luoghi tratteggiati dagli autori attraverso i suoni e le parole.
Paolo Benvegnù è stato il chitarrista-cantante fondatore degli Scisma, imprescindibile gruppo alternative-rock italiano ormai sciolto, con cui ha registrato, prodotto e composto tre dischi su etichetta Parlophone-EMI. Dal 1996 al 2000 la band gardesana e’ stata vincitrice di Arezzo Wave, e unica band italiana prescelta per i Festival europei Europa Connection, Le primtemps de Bourges (Francia), ha vinto il Premio Ciampi 1998, e svolto centinaia di concerti in Italia e in Europa.
Iacampo rappresenta una delle più intense esperienze della produzione musicale italiana. Padre campobassano, madre veneta, Marco Iacampo a tre anni di distanza da “Flores”, disco acclamato dalla critica tra i migliori del 2015, il “Pittore Elementare” della canzone italiana attinge ad una nuova tavolozza di colori esotici e tropical e produce “Fructus”, l’ultimo capitolo di una trilogia dove i titoli compongono la frase tra il portoghese e il latino: “Valetudo, Flores et Fructus”. Vale tutto, vale sempre, vale metterci il cuore. E Iacampo ci mette il cuore in ogni caso, come una causa che produce il suo effetto. Musicalmente eclettico, “Fructus” suona diverso dal resto delle produzioni italiane e il suo tour, da ottobre ha toccato Parigi, Zurigo, Bruxelles, Lussemburgo e poi Genova, Milano, Bologna, Venezia. In Fructus il suono si è arricchito di nuovi elementi caratteristici tra i quali spiccano su tutti i campionamenti e i suoni di Gui Amabis, artista e produttore brasiliano che ha lavorato a braccetto con Iacampo durante tutta la produzione del disco. Suoni misteriosi, metropolitani e naturali si mischiano solcando il confine tra la civiltà e il selvaggio, quel punto in cui la città si espande nel deserto e la foresta ruba metri quadrati al cemento. Tanto c’è la voce di Iacampo che ci riporta sempre ad una dimensione familiare, ad un rifugio per l’anima.
Marco Iacampo nasce a Mestre ma le sue origini sono legate al Molise che cita talvolta nelle sue canzoni. Fin da giovanissimo è appassionato alla musica e al canto. Studia i fondamentali rudimenti di pianoforte e approfondisce la chitarra moderna. Un’ampia esperienza nell’underground italiano e nella scena rock indie (Elle, Goodmornig Boy), poi la scelta di cantare in italiano con l’album d’esordio che porta il suo nome (2010 – Edel), poi nel 2012 “Valetudo” (Urtovox – The Prisoner Records) con centinaia di concerti in giro per l’italia, fino al recente “Fructus”. Marco Iacampo, inoltre, ha sempre affiancato alla sua carriera musicale una fervida produzione grafico/pittorica (tutti gli artwork dei dischi a nome Goodmorningboy e Iacampo sono realizzati direttamente da lui) e numerose sono le mostre in gallerie, affiancate alle sue performance musicali.
Quando il rock è poesia o quando la poesia si fa rock solo allora scendono in campo le menti illuminate di Bob Dylan e Allen Ginsberg, di Lou Reed e Delmore Schwarz, di Joni Mitchell, Leonard Cohen e di Andy Warhol, di Jim Morrison, Baudelaire e Tom Waits, di Nick Cave, Bruce Springsteen e Patti Smith.
Con un affascinante spettacolo di parole e musica, di suoni e visioni, Ezio Guaitamacchi trasporta lo spettatore in un viaggio suggestivo tra rock e poesia, arte visionaria e ritmi urbani con una colonna sonora fatta di grandi classici rivisitati in chiave acustica. Con Ezio e le sue chitarre, sul palco la voce di Andrea Mirò, le performance di live poetry di Vincenzo Costantino “Cinaski”, la verve musicale di Brunella Venturi.
Caro Lucio: omaggio a Lucio Battisti – Venafro
Il nostro caro Lucio è lo spettacolo nato dal successo di Il nostro caro Lucio – Storia, canzoni e segreti di un gigante della musica italiana, l’ultimo libro di Donato Zoppo, pubblicato da Hoepli in occasione del ventennale della scomparsa di Lucio Battisti.
Il nostro caro Lucio è uno “storytelling-concert” di un’ora e mezza che unisce la narrazione di Donato Zoppo (con aneddoti su Battisti, la genesi delle canzoni, il rapporto con Mogol e gli anni ‘70) e la brillante rivisitazione in chiave rock dei più importanti di classici battistiani da parte del quartetto Gli Uomini Celesti.
Il nostro caro Lucio ha debuttato con successo al Roccella Jazz Winter Edition (prima assoluta e produzione originale del Festival, uno dei più importanti eventi jazz in Europa) e ha ottenuto vari sold out grazie all’originalità della formula e all’affiatamento del gruppo.
Matteo Passante – Frosolone
“Parlarsi addosso è come masturbarsi la mattina davanti allo specchio”.
Questo è uno dei versi del nuovo album e descrive la mia personale idiosincrasia a scrivere di me e della mia vita da cantautore notturno e ingegnere in ore ufficio.
Comincia così anche l’autobiografia che non scriverò mai, comincia dal fondo, comincia da questo 2017 che sancisce il ritorno mio e della Malorchestra con il nuovo album IL GRANDE STUPORE, a tre anni dal precedente WELCOME TO LOVE (2014) e a sette da SIGNORA CLESSIDRA E LO SPOSO BAMBINO (2010).
La storia comincia con me sudato in un garage di una campagna pugliese, con una band che si dà un nome teatrale: la PICCOLA COMPAGNIA INSTABILE.
È l’estate del 2002 e le prime canzoni prendono forma. Sono anni di timidezza e per vincere la paura del palco, mi curano i miei musicisti a calci e cicchetti.
La band si ricuce uno spazio interessante nella nuova scena musicale salentina, e così ben presto si ritrova a condividere il palco con cantautori già noti al grande pubblico della canzone d’autore (Pippo Pollina, Alessio Lega, Gang, Mercanti di Liquore, etc), apre i concerti in giro per la Puglia dei vari Giuliano Palma, Davide Van de Sfroos, Bandabardò, Tonino Carotone, Apres la Classe e tanti altri, è invitata al Controfestival di Mantova, vince concorsi in giro per l’Italia, suona a La Fete de la Musique in Normandia. Nel 2010 pubblica SIGNORA CLESSIDRA E LO SPOSO BAMBINO.
Dal 2012, a causa di un repentino trasferimento a Milano, comincio a farmi vedere in giro con una nuova donna. Lei si chiama MALORCHESTRA, è composta da musicisti eccezionali ma soprattutto è un gruppo coeso da tempo: Diego Scilla alle tastiere, Marco Vismara alle chitarre e agli arrangiamenti, Luca Moroni al basso e Raffaele Pellino alla batteria.
Ben presto si comincia a suonare in giro per Milano e a distanza di poco tempo – siamo a inizio 2014 – si sforna WELCOME TO LOVE, un EP di sei fiori che trova spazio in radio e qualche TV, con il singolo di lancio MAPPAMONDO.
A Giugno dello stesso anno siamo ospiti per 6 puntate della radio nazionale svizzera RTI, nella trasmissione ANIME SALVE. A Luglio siamo tra i 6 finalisti del PREMIO BINDI e ad Agosto dello stesso anno siamo tra i vincitori del premio BOTTEGHE D’AUTORE.
MAPPAMONDO riscuote successo anche a distanza di tempo, tanto da permetterci di essere tra i semifinalisti del 2017 per salire sul palco del Primo Maggio a Roma. Il videoclip diventa per tre anni il biglietto da visita della band.
Alla fine del 2014 cominciamo a ragionare sulla necessità di scrivere il nostro primo vero album, nel 2016 completiamo la scrittura e la preproduzione. Nell’ottobre 2017 viene alla luce come primogenito di un percorso diverso, dove le nostre storie sono messe al centro del progetto. IL GRANDE STUPORE è il nostro augurio verso tutti quelli che non sanno più cos’è la meraviglia.
Il singolo di lancio è 1958, una canzone sul colonialismo europeo in Africa, capace di far riflettere e di far cantare a braccia aperte.
Scapestro – Frosolone
Fulvio Di Nocera, in arte Scapestro, nasce a Castellammare di Stabia (NA) nel 1978.
Durante l’adolescenza si avvicina allo studio del basso elettrico, che lo porta negli anni successivi ad intraprendere esperienze live e in studio con notissimi progetti napoletani e campani: Polina, Bisca, 24 Grana, Francesco Di Bella, Daniele Sepe, Pennelli di Vermeer, Rione Junno, Songs for Ulan e molti altri.
Prosegue dedicandosi allo studio del contrabbasso, iniziando al Conservatorio di Salerno e conseguendo il diploma di II livello nell’ottobre del 2011.
La passione per la scrittura lo accompagna da sempre: negli ultimi anni decide di dare forma a questa sua inclinazione con lo pseudonimo di Scapestro. Nell’estate del 2015 realizza il primo singolo Vado per un po’ con Nut Label e il videoclip realizzato dal “Creacose” con la collaborazione di Denise Galdo.
A giugno 2018 esce per SoundFly con distribuzione SELF il suo disco di debutto Shurhùq; a fine settembre pubblica il video di Sempre uguale. All’indomani del video, lanciato con successo in anteprima su Repubblica, porta in un lungo tour i brani di Shurhùq, con un ottimo responso di pubblico e critica.
gaLoni – Termoli
L’artista della provincia romana presenterà le canzoni del suo nuovo album che si chiama “Incontinenti alla deriva”, un disco che continua il percorso narrativo iniziato con Greenwich (2011) e Troppo Bassi Per I Podi (2014), affrontando tematiche attuali, questioni sociali e geografie sentimentali. Undici tracce folk che guardano alla tradizione del cantautorato italiano e alle sonorità del nord-europa. Un disco che tira le somme, riflette sulle anomalie del periodo storico attuale e sulla omologazione del tempo. “Difficilmente riusciremmo a distinguere un 2004 da un 2013. Oltre alla moda, al costume, all’arte, al cibo o al suo modo di vivere, l’uomo è riuscit o a massificare anche il tempo. Contrariamente al secolo scorso, quando gli eventi storici particolari, le innovazioni artistiche, le resistenze culturali riuscivano a dare una identità ad ogni singola pagina del lunario.” Il disco si avvale della produzione artistica di Emanuele Colandrea con cui Galoni ha lavorato già nei dischi precedenti.
“Nell’accezione dantesca gli incontinenti sono coloro che non riescono a contenere il desiderio morboso del vizio perché danno poco spazio alla ragione. E in questo cerchio abita la maggior parte di noi, me incluso.” (Galoni)
1969-2019: Paola Siragna racconta Woodstock – Capracotta
Paola Siragna, nata a Genova nel 1982, violoncellista e laureata in Musicologia, svolge attività concertistica classica e pop collaborando con formazioni quali l’Orchestra Sinfonica di Sanremo, l’Orchestra del Teatro Regio di Parma, la Sanremo Festival Orchestra. Insegna Storia della Musica presso il Liceo Coreutico “P.Gobetti” di Genova ed ha pubblicato i saggi Killer Queen. Prima e dopo Freddie (2005) e Il musical. Dal teatro al cinema e Rock, pop, folk ed altro: la popular music in “Musica e musicisti nella storia. Il Novecento” a cura di R. Iovino (2014) e il romanzo Allegro…ma non troppo! Diario tragicomico di una musicista recidiva (2015). Cura inoltre la rubrica “Libri in musica” sul sito www.youbookers.it.