Il Savoia di Campobasso su “Il corriere della sera”. È l’intervista a Luciano Rivelli, responsabile del teatro Savoia, pubblicata il 17 gennaio 2021 nell’inserto domenicale “La lettura” dedicato alla Cultura che esprime bene il periodo di incertezza e al tempo stesso di grande speranza del settore. Di seguito il testo:

Il teatro Savoia di Campobasso, come tutti, non vede l’ora di uscire dal letargo del Lockdown. Luciano Rivelli, dipendente della Fondazione Molise Cultura diretta da Sandro Arco (speriamo di rinascere al più presto), interpreta bene questo stato d’animo. Cinquantatré anni, da 11 responsabile tecnico della sala molisana dove è arrivato nel 1995, non ne può più di “vedere il teatro chiuso, con le poltrone incappucciate, il palcoscenico con i meccanismi immobili e le luci spente”. “Ma il nostro animo è forte -aggiunge subito dopo- la sala è casa nostra. La teniamo in ordine, la curiamo. Non manca nulla solo il pubblico. E questo fa male”.

Ricco di sperimentazione nella scorsa primavera (spettacoli in streaming con molti contatti), poi una riapertura temporanea anch’essa con tante presenze, il teatro Savoia è ora un “bello addormantato”. Sospeso tra due mission: quella di attirare e (ri)motivare il pubblico dell’intera regione e quello di dialogare con strutture e artisti di Napoli, il non distante (130 chilometri) polo culturale e teatrale. “Siamo l’unico teatro del Molise. Perciò – assicura Rivelli –  ripartiremo dagli spettacoli fermati nella scorsa stagione: quello di Marisa Laurito, quello scritto da Giorgio Gaber e Iaia Fiastri, i recital di Massimo Ranieri. E proporremo produzioni in streaming se la chiusura di prolungerà”.

Rivelli ama il Savoia: “La sala è dinamica, può passare da 556 a 160 posti. Abbiamo pedane e palco mobili, platee contrapposte adottate ad esempio per il concerto di Stefano Bollani. Più quattro ordini di palchi. Ce la faremo”.