La Festa dell’Uva originariamente denominata “Sagra dell’Uva” è stata introdotta in tutta Italia agli inizi degli anni trenta. A Riccia, la festa dell’uva si celebra la seconda domenica di settembre. La prima edizione della festa si è svolta nel 1932 per continuare fino al 1939 quando venne interrotta dalla II guerra mondiale. Alcune vecchie foto ci consegnano istanti di una celebrazione non dissimile da quelle che si svolgevano in altri luoghi dell’allora Regno d’Italia. Giovanette vestite da pacchiane con cesti di vimini stracolmi di uva, carri addobbati da foglie e tralci di vite, e, immaginiamo, canti, suoni e distribuzione di vino. Al principio degli anni ‘50, la festa fu ridotta ad una semplice offerta di tipo devozionale dei prodotti viticoli fatta ai primi di ottobre, nella chiesa del Rosario da parte dei fedeli; prodotti che, in canestri, venivano trasportati con gli asini dalle campagne. Per le strade del paese, inoltre, ragazze e ragazzi in abiti folcloristici distribuivano dell’uva. Alla fine degli anni ‘60, riconoscendo l’importanza territoriale di questa festa, fu creato per la prima volta un apposito Comitato per organizzare e assicurare la buona riuscita della festa. Nel comitato presero parte cittadini riccesi guidati dal parroco Don Ciccio Viscione a cui tuttora è dedicato il trofeo assegnato al carro vincitore della sfilata. Già dai mesi precedenti la festa dell’uva, i componenti del comitato iniziavano un’opera di sensibilizzazione, specialmente nelle campagne, per fare allestire dei carri allegorici da trainarsi con i trattori. La sfilata dei carri, prima molto piccoli nelle dimensioni e semplici nella fattura, poi sempre più grandi e sofisticati negli addobbi viticoli e nelle composizioni figurative, è diventata il momento centrale della festa. Tutta la cerimonia ruota intorno al “carro dell’uva”, alla sua preparazione, alla sua preminente collocazione simbolica nel rituale festivo, al suo doppio ruolo di attrazione scenica e di mezzo a cui attingere a piene mani quanto da esso viene offerto.
La Festa dell’Uva di Riccia dopo oltre novant’anni si caratterizza inoltre per organizzare una sfilata composta da diversi gruppi folkloristici del Molise o anche delle regioni limitrofe, ma in particolare per la realizzazione, ed esibizione, di carri allegorici realizzati in maniera artigianale da persone di tutte le età. L’arte di allestire i carri allegorici si tramanda da diverse generazioni conservando un patrimonio culturale inestimabile. Nonni, genitori e nipoti che collaborano per intrecciare o attaccare l’uva per allestire i carri, per disporre gli attrezzi di uso comune nella tradizione contadina, i quali rappresentano solo alcuni dei momenti formativi e di trasferimento di conoscenze di attività, un tempo praticate nella quotidianità, e che ormai sono solo dei ricordi.
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